Notule
(A cura di LORENZO L. BORGIA & ROBERTO COLONNA)
NOTE
E NOTIZIE - Anno XX – 16 dicembre 2023.
Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org
della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia”
(BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi
rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente
lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di
pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei
soci componenti lo staff dei
recensori della Commissione Scientifica
della Società.
[Tipologia del
testo: BREVI INFORMAZIONI]
Mangiare pesce è sufficiente a prevenire
i ritardi neuroevolutivi nei bambini? Uno studio condotto su
142 bambini, dalla nascita a 18 mesi, ha documentato l’efficacia del consumo di
pesce almeno una volta la settimana nel prevenire i ritardi di sviluppo del
sistema nervoso centrale, ma, come ha dimostrato lo studio del microbioma
salivare degli infanti, l’attività microbica sembra avere un ruolo significativo
nel modulare gli effetti della nutrizione sullo sviluppo neurale. [Keck-Kester T. & Hicks S. D., Microorganisms – doi: 10.3390/microorganisms11082111, 2023].
Sclerosi laterale amiotrofica (SLA): RIPK1
e IL-8 possibili biomarker. Jun Wei e colleghi, studiando
l’efficacia di un vecchio farmaco come il primidone
nell’inibizione della chinasi RIPK1 implicata nella patogenesi della SLA, hanno
rilevato che i livelli sierici periferici di RIPK1 e IL-8 sono indici fedeli
dell’attivazione della chinasi nel sistema nervoso centrale, e possono essere
adottati come marker di attività della SLA. Di passaggio si nota, per i
medici, l’efficacia del primidone su RIPK1 implicata
in molti stati infiammatori, inclusa la sindrome da rilascio di citochine della
COVID-19. [Cfr. Signal Transduct
Target Ther 8 (1): 451, December
13, 2023].
Come facciamo a scrivere, disegnare o
suonare senza guidare i singoli movimenti della mano?
In che modo gli apprendimenti procedurali ci consentono di scrivere appunti
seguendo il filo di ciò che viene detto senza avere coscienza dei movimenti
della mano? Matteo Priorelli e colleghi del CNR di
Padova hanno proposto una nuova ed efficace soluzione al problema, realizzando
un modello cinematico gerarchico che mima la struttura corporea e prevede gli
effetti esterocettivi del movimento: i movimenti solo desiderati sono
trasformati dal loro stato nel dominio esterocettivo in traiettorie dei
segmenti in movimento dell’arto grazie alla computazione come inferenza
profonda nel modello, usando solo elaborazioni biologicamente plausibili al
livello locale, quali quelle per le singole dita. [Cfr. Priorelli
M., et al. PNAS USA – AOP doi: 10.1073/pnas.2309058120, 2023].
Con quale meccanismo la depressione invalida
la cognizione? La Drosophila ci aiuta. Milioni di persone
in tutto il mondo soffrono di depressione causata da stress e in tutti i
casi più gravi si verifica una riduzione delle prestazioni cognitive. In un
modello di stato equivalente a depressione da stress cronico con deficit
di memoria e apprendimento in Drosophila melanogaster, il moscerino
della frutta e dell’aceto, Tianli Chen e colleghi
hanno rilevato che lo stress cronico causa la perdita del flusso
autofagico; perdita responsabile del difetto di apprendimento, e che NPF (omologo
di NPY umano) promuove la resistenza allo sviluppo del deficit cognitivo. NPF,
e dunque NPY nell’uomo, protegge dal danno cognitivo inibendo l’attività
dopaminergica indotta dallo stress e mantenendo il flusso autofagico. [Cfr.
Chen T., et al. PNAS USA – AOP doi: 10.1073/pnas.2307632120, 2023].
La coscienza decodificata dalla “4E Cognition” secondo Aristotele.
Il nuovo approccio nella scienza cognitiva, conosciuto come “4E Cognition” (Embodied,
Embedded, Enactive, Extended Cognition),
che getta nuova luce sulle complesse dinamiche della coscienza umana, sembra riportare
in auge alcuni concetti della filosofia di Aristotele. Ad esempio, il concetto
di natura (phusis) e la discussione sull’intelletto attivo (nous
poietikos) sono emblematici, osserva Diana Stanciu della Romanian Young
Academy presso l’Università di Bucarest. La Stanciu
spiega che, fra le varie definizioni di “natura” che si trovano nella Fisica
di Aristotele, lei predilige quella che la definisce come un impulso interno
al movimento, né interamente corporeo, né interamente incorporeo, e né
interamente sostanziale, né interamente accidentale. Dalla natura la
ricercatrice passa all’intelletto, e alla sua concezione espressa nel
trattato aristotelico Sull’Anima: nella natura stessa è insito l’intelletto,
che può essere attivo o passivo.
Prendendo le mosse da questi assunti, la
Stanciu sostiene che, alla luce delle recenti scoperte
neuroscientifiche sui fenomeni neurofisiologici alla base della coscienza
umana, il migliore paradigma illustrativo e interpretativo potrebbe essere la
cognizione 4E impiegata secondo alcuni principi della filosofia di Aristotele.
[Cfr. Frontiers in Computational
Neuroscience AOP – doi: 10.3389/fncom.2023.1204602.eCollection, 2023].
Nel cervello l’hardware è anche software.
Jeremie Laydevant e colleghi chiariscono in un saggio-prospettiva
(Neuroview) su Neuron una tesi
importante per tutti coloro che lavorano nel ramo ingegneristico dell’intelligenza
artificiale (AI) traendo spunto dal cervello per sviluppare le loro
innovazioni: il cervello umano e il corpo umano non sono hardware su cui
gira il software della fisiologia, perché la funzione è tutt’uno con la
struttura. Gli autori discutono in dettaglio perché la fisica dell’hardware
dell’intelligenza artificiale non può essere paragonata alla struttura
biologica del cervello, e richiamano gli ingegneri neuromorfici
a un’attenzione selettiva, accurata e approfondita – non così superficiale come
a volte accade – nel trarre ispirazione dalle neuroscienze. [Cfr. Laydevant J. et
al., The hardware is the software. Neuron, December 11, 2023].
Alcuni delfini si drogano in un modo
straordinariamente singolare. Sono stati ripresi
dei video di delfini che toccano dei “pesci palla” (Tetraodontidae)
in modo da ottenere il rilascio di piccole quantità della potentissima
neurotossina secreta a scopo difensivo da queste curiose creature marine: la tetrodotossina (TTX, C11H17N3O8),
una molecola 100 volte più tossica del cianuro di potassio, che si lega all’apertura
extracellulare del poro di canali del sodio dipendenti dal voltaggio. A
bassissime dosi sul cervello del delfino la TTX ha effetto psicodislettico, che
si suppone possa essere simile a quello degli allucinogeni. La prima
osservazione documentata risale al 2013 (Rachel Nuwer
R., Dolphins Seem to Use Toxic
Pufferfish to Get High),
ora si è avuta conferma. Dopo aver assunto piccole dosi di TTX, i delfini galleggiano
sotto il pelo dell’acqua come ipnotizzati, Rachel Nuwer
scrive che appaiono “mesmerized by their own reflections”.
[Fonte: Smithsonian Magazine &
BM&L-International, December 2023].
Il leopardo nebuloso ha una cognizione
predatoria diversa da quella degli altri grandi felini.
Il leopardo nebuloso (Neofelis nebulosa,
Griffith 1821)[1] è
caratterizzato da macchie ellittiche che ricordano delle nuvole, dalla vita
arboricola, dai lunghissimi canini accostati a quelli della tigre dai denti a
sciabola (estinta), dalla coda più grande e lunga tra i felini: si arrampica
rimanendo appeso a testa in giù, con le zampe posteriori e usando la coda come
bilanciere, e corre sui tronchi degli alberi andando verso il basso. Le
ricerche e i filmati di Robert Martin sono la fonte principale su questo
leopardo. Anche quando potrebbe, non azzanna alla gola la preda come fanno
quasi tutti i grandi felini ma, spesso sfruttando la possibilità di ruotare di
quasi 180 gradi l’articolazione delle caviglie, morde la parte dorsale del
collo rompendo la colonna vertebrale e recidendo il midollo spinale della
vittima. Questa strategia, connessa con il suo adattamento arboricolo come l’eccezionale
mobilità delle articolazioni, si ritiene abbia un’antica origine evolutiva in
un apprendimento specie-specifico (FAP, fixed
action pattern) e sia associata ad altri comportamenti che contraddistinguono
il Neofelis. L’osservazione etologica dovrà
stabilire se la codifica degli atti predatori è parte di uno stile cognitivo
sui generis. [Fonte: Megan Shersby LiveScience, Dec. 2023].
Novità e prospettiva neuroscientifica sul
cannibalismo animale. Il primo caso documentato in biologia
è quello dei fossili di Trilobiti, circa 541 milioni di anni fa, ma ora
si studia il cannibalismo in specie che in passato non si riteneva lo
praticassero. Al Santa Rosa National Park in Costarica, un gruppo di scimmie
cappuccine dal volto bianco (Cebus imitator)
ha sbranato una loro piccola di dieci giorni caduta da un albero. Colpisce in
un primate mansueto, socievole con un grado elevato di solidarietà protettiva nella
coppia e verso i piccoli. Certo non sorprende nello squalo tigre, perché in
questa specie marina il cannibalismo comincia nel grembo materno: sono stati
trovati embrioni nello stomaco di altri embrioni. In generale, zoologi ed
etologi hanno considerato in rettili e mammiferi questo comportamento come un
caso estremo dovuto a fame o aggressività, ma sta emergendo un quadro diverso
dalle osservazioni sistematiche e costanti.
Fra gli orsi polari (Ursus maritimus) più spesso sono i maschi che mangiano i
cuccioli, a volte giovani, raramente femmine adulte. Il primo caso fra i
giaguari (Panthera onca) è stato documentato
nel 2010 dal Southwestern Naturalist: due maschi hanno parzialmente mangiato una
femmina. Nel 2019 fece scalpore al Kanha National
Park, in India, che una tigre del bengala uccidesse un’altra tigre adulta e se
ne nutrisse, e poi sbranasse anche dei giovani. Nel 2022, nel Parco di Stato di
Silver Spring in Florida, è stato ripreso un video di un grande alligatore che
mastica un piccolo.
La domanda che si pongono oggi i
neuroscienziati, con particolare riferimento al cervello di mammiferi adulti, è
come avvenga che un pattern di memoria comportamentale della specie
normalmente attivo sia disattivato, consentendo di mangiare i co-specifici. L’opinione
prevalente da sottoporre al vaglio sperimentale è che possano esistere meccanismi
differenti attivati da stimoli endogeni o sociali. [Brain, Mind & Life
International, December 2023].
Il cambiamento di prospettiva introdotto
dalle neuroscienze consente sviluppi conoscitivi.
Nel 1995 Perner e Ruffman
accertarono che il miglioramento del richiamo libero di memoria tra i 3 e i 5
anni dipende dalla comprensione della dipendenza della conoscenza dall’esperienza.
Testando autistici e affetti da sindrome di Asperger rimasti al livello dei 3
anni per la “teoria della mente” – ossia la capacità di intuire lo stato
mentale di un’altra persona – numerosi neuropsicologi, negli anni seguenti,
dedussero che la teoria della mente è necessaria allo sviluppo del richiamo
libero di memoria. Oggi, in un’ottica neuroscientifica, diciamo che il sostrato
neuronico necessario alle due abilità è difettuale nei disturbi dello spettro
dell’autismo e si studia per verificare se esista un collegamento cellulare,
molecolare o di rete neuronica tra i due difetti. [BM&L-Italia, dicembre 2023].
Chiamare
“teoria della mente” l’intuizione empatica è un grave errore di livello. La definizione della capacità di intuire o sentire
empaticamente lo stato mentale di un’altra persona “teoria della mente” e
chiamare allo stesso modo la capacità analoga mostrata da animali, è un grave
errore concettuale perché confonde una capacità innata, patrimonio della
specie, che matura entrando nella dimensione cosciente, con un processo cognitivo
dipendente dalla cultura e basato sull’istruzione. Il nostro presidente da
molto tempo ha caratterizzato la base neurofunzionale cerebrale che consente di
intuire lo stato d’animo altrui. [Seminario sull’Arte del Vivere, 2023].
Risposta a una domanda sulla nostra
prospettiva in materia di comunicazione di massa.
Qui di seguito rispondiamo alla richiesta che ci è giunta di specificare quali
siano gli effetti negativi sui contenuti della comunicazione che noi critichiamo.
Rimandando per la nostra angolazione
visuale a quanto esposto nelle “Notule” dal 28-10-23 (La comunicazione impone
i suoi paradigmi alla cultura e alle coscienze) e nelle “Notule” seguenti,
ricordiamo qui che riteniamo non si debba avversare o demonizzare la comunicazione
mediatica in quanto tale o nel suo complesso, ma cogliere gli aspetti negativi
per la cultura e la civiltà dei modi che si sono affermati in una parte importante
dei mass-media. In particolare, si è assistito all’esclusione di
alcuni aspetti di contenuto della complessa realtà culturale che ancora esiste
nella nostra epoca, con l’alibi della “semplificazione comunicativa”, e lo
svuotamento di fatto di valori e di senso, nella quotidiana rappresentazione di
una realtà appiattita su stereotipi comportamentali alla moda. Parallelamente, per
i comuni processi di reiterazione, diffusione e moltiplicazione, si è verificata
un’amplificazione di tutti quei fatti e quelle idee che coincidono con gli stereotipi
ammessi, col risultato di essere pervenuti nel tempo a una rappresentazione deformata
della realtà.
In altre parole, nella dimensione
mediatica dalla quale sono scomparsi dialoghi e dibattiti tra letterati,
come quelli della rubrica L’Approdo (della televisione dei primi decenni),
e i confronti dialettici tra filosofi – modello d’uso dello strumento conoscitivo
del dia-logos su argomenti di attualità filosofica – perché l’attualità
è ristretta solo agli argomenti della cronaca giornalistica[2],
e dalla quale sono scomparsi coloro che riflettono su principi e problemi
etici in chiave spirituale, si rappresenta una realtà in un certo
senso artificiale, in quanto privata di alcune componenti essenziali, e
che noi al Seminario sull’Arte del Vivere chiamiamo “società mediatica”.
La società mediatica registra,
rileva e comunica adesione o rifiuto di condotte e comportamenti senza
mai porre in questione concezioni e visioni complessive da cui dovrebbero
derivare per convinzione personale le scelte che portano alle
particolari manifestazioni comportamentali.
Ad esempio, nei media si è ammesso per
dato di fatto che la famiglia naturale, chiamata “tradizionale”, sia un’istituzione
in via di estinzione ormai sostituita da varie forme di unioni di fatto che
richiedono riconoscimento legale; non si fanno questioni antropologiche o
culturali: è così e basta. Non si discute. O al massimo se ne fa una questione
politica riportata a schieramenti ideologici o parlamentari. In ogni caso,
permettersi di intervenire nell’agora mediatica non considerando famiglia l’unione
sterile di due signori o due signore, attira il biasimo e la deprecazione
collettiva che si riservano a colui che è imbarazzante, perché non politically
correct, ma rivela di essere “ignorante della moda” e dunque non al passo
coi tempi. Non segue l’attualità informativa che ha sostituito la
conoscenza culturale nella religione mediatica.
In realtà, il disfacimento delle famiglie
concepite sulla base di un progetto ideale che compie l’unione procreativa di una
coppia, si deve soprattutto alla sostituzione della realizzazione di un progetto
affettivo ed umano con la combinazione opportunistica di una squallida convenienza
sessuale ed economica. Alla radice c’è un’idolatria diffusa, seconda solo a quella
del denaro, professata come un’ideologia fondamentalista: l’integralismo sessuale.
L’integralismo sessuale.
Si cela sotto il cambiamento di costume generalizzato, presentato come evoluzione,
come “progresso civile”, ma diffuso come una moda per contagio comportamentale
senza alcuna analisi e problematizzazione dell’oggettiva incidenza dell’intimità
sessuale sulle relazioni diverse dal rapporto di coppia legato alla formazione
di una famiglia. Si procede per contraddizioni inavvertite. Al contrario del larvatus
prodeo di Cartesio, si procede a volto scoperto o, meglio, a corpo scoperto
con la sfrontatezza, la protervia e la sicumera di chi possiede un sapere
superiore, mentre in realtà ha solo la forza dell’incoscienza che consente di negare
la realtà negli aspetti che evidenziano il fallimento sociale di un “paese dei
balocchi sessuale”.
La radice antropologica dei rapporti
elementari di parentela si fonda sulla realtà naturale, a sua volta espressione
del fondo biologico, in cui esiste la riproduzione e non l’attività sessuale
slegata dal fine riproduttivo. L’invenzione culturale nelle società contemporanee
dell’oggetto “sesso-sessualità” diffuso in tutto il mondo, che oscilla tra la
dimensione del divertimento e quella del diritto civile, ha avuto origine nella
rivoluzione sessuale degli anni Sessanta-Settanta e ha avuto un suo nucleo ideologico
forte nella lotta alla morale cristiana dominante. Ma i sostenitori del cambiamento,
dopo aver sostituito nel comune modo di sentire la morale cristiana con una morale
neopagana, sono andati oltre, prima rifiutando la ragione, la misura e le ragioni
della cultura pagana classica, e poi negando le “ragioni di natura” in nome di
un “uso di proprietà” dell’organismo al fine di generare piacere secondo l’arbitrio
individuale.
In psicologia si studia un fenomeno noto
come legge della dissonanza cognitiva di Festinger, consistente nel
paradossale mutare i propri principi morali dopo averli trasgrediti per non sentirsi
in dissonanza con ciò in cui si crede. In altre parole, Leon Festinger aveva
rilevato in esperimenti con studenti volontari che, oltre il 60% di coloro che
avevano tradito il principio morale di onestà nell’eseguire un test, dopo aver
agito in deroga al proprio principio, lo abbandonava adottando un criterio morale
permissivo. Alcuni studi di psicologia sociale hanno rilevato nella massiccia
scelta buddista di giovani degli anni Novanta di formazione cristiana un caso
di legge di Festinger: i loro costumi sessuali liberi e promiscui, in una
ricerca costante del piacere come stile di vita, erano in contrasto con la visione
del mondo, del corpo e del prossimo appresa nell’infanzia e nell’adolescenza e,
dunque, per essere in consonanza cognitiva con l’affettività preferita
cambiavano la propria religione con una pratica che consentiva non solo il
libero sfogo dei desideri erotici, ma una piena adesione alla moda dell’erotizzazione
dei costumi promossa e sostenuta dalla forza economica degli enormi profitti
generati da tutti i consumi creati da questa realtà.
Ci fermiamo, per limiti di spazio, a
questo contenuto quotidianamente riflesso, rappresentato e amplificato nella
realtà mediatica, in cui la consapevolezza della sua natura, quale quella
espressa in queste parole, non compare mai. [BM&L-Italia, dicembre 2023].
Differenze nella “mente sociale” tra
Novecento e inizio del Terzo Millennio. L’argomento è molto
vasto, tanto che inizialmente era stata rifiutata la proposta di discuterne al Seminario
sull’Arte del Vivere, ma poi si è scelto di aderire circoscrivendo, di volta
in volta, le riflessioni ad un particolare aspetto della vita pubblica, così da
trattare un tema di portata limitata; questa settimana è stata proposta la
traccia “gruppi e movimenti giovanili di protesta”.
Qui di seguito si espone in sintesi la
parte conclusiva dell’analisi su cui si è registrata una completa convergenza e
concordanza.
Il confronto tra le due epoche è stato focalizzato
sul modo in cui la mente del singolo arriva alla scelta di aggregarsi per essere
partecipe o protagonista in un movimento. In innumerevoli casi del XX secolo si
riferisce della lettura di un saggio che ha acceso la scintilla e ha indotto a
uno studio intenso e appassionato, proseguito nella condivisione di interessi e
nella scelta di una militanza. In un numero di casi ancora molto elevato, anche
se più contenuto della stessa epoca, la folgorazione si è avuta all’ascolto di un
maestro di pensiero, di un ideologo, di un politico, di un capo spirituale, di
un professore o di un sacerdote. E anche in questo caso la passione filosofica,
civile, politica, culturale o religiosa è stata coltivata con uno studio di
propria iniziativa, spesso concepito come un percorso, una ricerca rivolta a trovare
autori e materiali nuovi, esotici, non convenzionali o classici riletti alla luce
di nuovi paradigmi.
In altre parole, i resoconti
autobiografici di molte persone che sono state giovani nel XX secolo
riferiscono di un inizio come esperienza di un insight di coscienza culturale
che ha fatto nascere una passione coltivata attraverso lo studio, la
comunicazione assembleare, il confronto di idee dialogato, spesso inteso come
una palestra per esercitare strumenti dialettici e apprendere nuovi contenuti,
anche da sostenitori di tesi opposte.
Nella maggior parte dei casi del XXI
secolo – il nostro tempo recente e presente agli albori del Terzo Millennio –
non c’è l’inizio in un libro o nell’ascolto di un maestro di pensiero, ma l’aver
mutuato dai media convenzionali, amplificati ed estesi dai social media,
da amici blogger, influencer o semplicemente persone con le quali
si è in interscambio, degli argomenti o delle iniziative cui aderire come si aderisce
a qualsiasi altra moda. L’ambiente, ad esempio, è di moda come i tatuaggi.
È sorprendente il numero di giovani che sono convinti che imitare le rock
star, i rappisti, gli attori e gli sportivi di successo, che fanno
dichiarazioni di una sconcertante banalità sulla tutela dell’ambiente in occasione
di eventi pubblici “coperti” dai grandi sistemi di broadcasting, voglia dire
essere degli attivisti ambientalisti. Quelli che lo sono davvero, nella massima
parte dei casi, lo sono per professione.
Oltre dieci anni fa vari studiosi, analizzando
il fenomeno dei black bloc (in Germania Schwarzer Block),
dimostrarono che molti di loro, profondamente immersi nelle logiche consumistiche
e di quella strumentalità economicista che dicevano di combattere, partecipavano
ad azioni distruttive di ogni genere, che andavano dalle distruzioni di negozi
e arredi urbani delle città straniere ospitanti una squadra di calcio, all’organizzazione
di guerriglie urbane per motivi di politica interna o internazionale (G7, G8,
G20). Si comprese che quelle che erano state spacciate per ragioni causali
della loro costituzione erano in realtà ragioni trovate per strada, che
andavano da una nuova razionalizzazione dell’uso della violenza a
un mero pretesto per mostrare la loro efficienza ai munifici finanziatori
occulti di organizzazioni paramilitari.
Si tralascia generalmente un aspetto, la
cui importanza è difficile da valutare, ma la cui presenza è certa e colpevolmente
ignorata dalla maggioranza: queste realtà sono possibili su uno sfondo implicito,
nelle società post-moderne, costituito dall’aver reso l’edificazione un
disvalore e il gioco distruttivo dei valori e del senso che vi è
connesso l’imperativo di moda. Al posto dell’edificazione delle coscienze, rappresentata
simbolicamente in passato soprattutto mediante il bello nell’arte e nell’architettura,
vi è l’unica costruttività ammessa: quella che realizza prodotti che si vendono
e si comprano nel ciclo in cui l’utilità d’uso materiale rinforza l’utilità del
mezzo monetario per l’acquisto. [BM&L-Italia,
dicembre 2023].
Notule
BM&L-16 dicembre 2023
[1] Oggi conta tre sottospecie: Neofelis nebulosa nebulosa,
Neofelis nebulosa macrosceloides,
Neofelis nebulosa brachyura
(in Taiwan). I Rukai di Taiwan identificano questo
animale con l’antenato spirituale che guidò il loro popolo verso la terra
divenuta la loro patria.
[2] Qui si deve registrare una
differenza, ad esempio, tra l’Italia e gli Stati Uniti: quando è stato dimostrato
un annoso e celebre teorema di matematica, il New York Times ha riportato in
prima pagina la notizia con grande risalto, mentre in Italia nessun giornale ha
scritto una sola parola sull’evento.